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Progetto Risorse di Rete – ERRE 2 2018-PAS-00381

AFP è partner del progetto Risorse di Rete (ERRE 2), che vede come capofila l’Opera Diocesana Patronato San Vincenzo, finanziato dall’impresa sociale Coi Bambini a valere sul bando Un Passo Avanti.

Il progetto ha come obiettivo quello di costruire e proporre ai ragazzi modelli di relazione educativa differenti e alternativi rispetto a quelli che sperimentano in famiglia e a scuola, in modo da sostenerli nella loro capacità di costruire e sostenere relazioni positive nel sociale.

ERRE 2 costituisce e attiva un modello di rete e presa in carico del ragazzo, che gli consenta di sperimentare modelli di relazione educativa positivi e stimolanti. Attraverso le azioni progettuali i minori saranno coinvolti direttamente nella progettazione e realizzazione di attività educative e culturali all’interno e fuori
la scuola. Questo processo sarà supportato dall’empowerment delle famiglie per renderle partecipi del progetto di vita dei figli e rafforzare le loro capacità genitoriali.

La comunità sarà coinvolta attraverso azioni specifiche con la creazione di Co-MEET-à dove ragazzi, imprese, insegnanti e famiglie lavoreranno insieme per proporre attività sui territori di riferimento e per potenziare l’ingaggio di tutti gli stakeholder che possono investire sia economicamente, sia in competenze nell’educazione dei minori. La scuola assumerà un ruolo centrale per la vita educativa e culturale dei ragazzi e della comunità. L’Azione 6 creerà la figura dell’Agente di comunità, che rafforzerà le reti tra attori pubblici e privati.  ERRE2 propone un’innovazione di tipo metodologico, che si concentra sul “fare” per (ri)motivare i ragazzi che hanno vissuto esperienze di fallimento scolastico/formativo. ERRE2 coinvolge le aziende per creare una corresponsabilità pubblico-privato e profit- no profit. Il privato porterà risorse e nuove prospettive per migliorare i servizi educativi in qualità e competenze attraverso la condivisione di un progetto di crescita educativo e culturale.

L’innovazione della quale il progetto si rende protagonista è finalizzata a mettere in rete le risorse che il territorio dispone per la presa in carico delle fragilità del ragazzo e, trasversalmente, della sua famiglia, innovando e incrementando con altri soggetti alcune relazioni già consolidate, arricchendole con l’apporto del mondo del lavoro e delle aziende, supportando un percorso di co-progettazione fra soggetti che finora non avevano collaborato (es. aziende e enti pubblici e privati a sostegno della genitorialità). Tale approccio è in grado di ampliare e incrementare le interconnessioni, gli scambi, la collaborazione e l’integrazione fra pubblico e privato, ad esempio fra scuole (pubbliche e non); fondazioni private e ASST e grazie al coinvolgimento diretto del mondo aziendale nella scuola. 

Questo approccio è evidente nelle attività dei Co-MEET-à  e nel Super Co-MEET-à  e nell’Empowerment famigliare . Infatti, se i Co-MEET-er rappresentano la possibilità per soggetti differenti di confrontarsi e dare linee comuni alla risoluzione del problema della povertà educativa, i Co-MEET-à sono il vero luogo di scambio e di collaborazione fra soggetti provenienti da ambiti differenti. Inoltre, sono anche la vera occasione per attivare un’innovazione di processo, che consenta ai ragazzi di rendersi protagonisti attivi del proprio percorso di ricostruzione del sé e del proprio percorso di vita, grazie a un coinvolgimento diretto nelle attività progettuali che li riguardano e nei cambiamenti che il progetto vuole apportare.

A ciò si aggiunge un’innovazione di tipo metodologico, che si concentra sul lavoro e, in generale, nel fare e finalizzato alla (ri)motivazione dei ragazzi che hanno vissuto esperienze di fallimento scolastico/formativo. Ciò è evidente nell’innovazione didattica, che attraverso i metodi del PBL e del Learning by doing consente di erogare un tipo di insegnamento basato su attività concrete e non solo teoriche, in grado di interessare di più il ragazzo e, quindi, di innalzare il coinvolgimento e l’interesse nell’apprendere. Inoltre, grazie alle “Case dei saperi” si potrà rendere più prossimo il sapere e attivare la curiosità e la volontà del ragazzo di mettersi in gioco nel processo di apprendimento. Lo stesso approccio viene utilizzato con le famiglie con il fine di completare, con un’educazione al pratico, il supporto emotivo e psicologico già previsto in qualsiasi percorso personalizzato alla famiglia. Infatti, a seconda del livello di fragilità, verranno organizzati: laboratori o workshop di economia domestica ed educazione alla relazione; gruppi di MTF (Terapia MultiFamigliare) e/o NVR (Resistenza Non Violenta) con il fine di attivare le risorse delle famiglie stesse. Fondamentale sarà l’attivazione della comunità attraverso la peer education per le famiglie.

Ente promotore: Opera Diocesana Patronato San Vincenzo

Partner di progetto:

Associazione Formazione Professionale del Patronato San Vincenzo

COMUNE DI BERGAMO

Fondazione punto sud

ISTITUTO COMPRENSIVO Mazzi

SESAAB SPA

Fondazione Angelo Custode Onlus

COOPERATIVA SOCIALE PATRONATO SAN VINCENZO

PROVINCIA DI BERGAMO

Associazione Agathà onlus

ISTITUTO COMPRENSIVO I MILLE

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “DE AMICIS”

Istituto Comprensivo di Verdellino-Zingonia

L’impronta Società Cooperativa Sociale

Azienda Bergamasca Formazione

Managernoprofit

KILOMETRO ROSSO SPA

ASST Papa Giovanni XXIII

Associazione Diakonia Onlus

IPIA CESARE PESENTI 

Università Cattolica del Sacro Cuore – Dipartimento di Sociologia

FABLAB BERGAMO

ARTICOLI

18 maggio 2022 – Redazione Eppen – L’Eco di Bergamo

La «Casa Green» del Patronato San Vincenzo per il progetto ERRE2

Uno spazio dove gli studenti possono imparare ad usare le ultime innovazioni della domotica. All’insegna del risparmio energetico. «Il mondo corre tanto, fuori dalla scuola. E la scuola non può restare ferma alle innovazioni di qualche anno fa, perché se no i ragazzi non sarebbero pronti per il mondo del lavoro» , spiega Mauro Rocchini, insegnante al Patronato

In una mano la cassetta degli attrezzi, nell’altra la borsa con il computer. In un mondo sempre più digitalizzato, anche gli elettricisti non hanno avuto scampo e si sono dovuti adattare alle nuove necessità della professione: non più solo cavi e quadri elettrici, ma anche app e automazioni. In una parola, domotica. E per formare tecnici pronti a entrare immediatamente nel mondo del lavoro anche la scuola ha dovuto mettersi al passo. Così, all’AFP Patronato San Vincenzo di Bergamo, insieme ai corsi curriculari, da maggio è stata aperta una «Casa del sapere» dove i ragazzi del territorio possono confrontarsi con le ultime tendenze in materia, sperimentandole in prima persona.

«Quando parliamo di domotica parliamo di automazione a livello civile – spiega Mauro Rocchini, insegnante al Patronato – Per dirlo con un esempio pratico, domotica significa che quando arrivo a casa non si accendono le luci, ma si alzano le tapparelle, perché un sensore vede che all’esterno c’è luce. Oppure che le luci si accendono solo negli spazi abitati in quel momento. O ancora la domotica può riguardare la termoregolazione: decidere le temperature da mantenere negli spazi sulla base di una sonda esterna che rileva il calore. Automazioni che possono impattare in modo significativo anche sul risparmio energetico».

«Il mondo corre tanto, fuori dalla scuola. E la scuola non può restare ferma alle innovazioni di qualche anno fa, perché se no i ragazzi non sarebbero pronti per il mondo del lavoro. Quindi cerchiamo di aggiornarci, anche attraverso le visite nelle aziende del territorio, e poi proponiamo ai ragazzi attività attuali. Laboratori che possano accendere la loro curiosità». E cosa usare per accendere l’interesse dei ragazzi? «In questi anni di lavoro – aggiunge Rocchini – abbiamo notato che i ragazzi stanno diventando sempre più “smanettoni”, che difficilmente non guardano il cellulare, che sono sempre più interessati da applicazioni e tecnologie. A scuola abbiamo laboratori con impianti smart, che sono a scavalco tra impianti tradizionali e la possibilità di comandare le luci seduto sul divano a distanza o grazie ad assistenti vocali. Un tipo di impianto che ha un piglio forte sui ragazzi e che ci permette di mantenere alta la loro attenzione. Si tratta di un’attività che ci permette di coinvolgerli gradualmente, prima come utenti finali della tecnologia e poi come programmatori del pannello».

Laboratori nuovi per una nuova figura professionale«Prima l’elettricista andava in giro con la borsa dei ferri e basta, ora sulla spalla destra ha quella e sulla sinistra porta il pc. Ormai questa figura è paragonabile a quella di un tecnico in grado di risolvere un problema non solo fisicamente, ma anche dal punto di vista del software». Anche se poi il percorso di formazione «prevede sempre una parte legata alle procedure tradizionali – spiega – Si parte sempre da quelle, anche perché comunque il gap tra impianti tradizionali e domotica è, ancora oggi, pari al 40%. Non è possibile quindi concentrarsi solo su una tipologia di impianto piuttosto che su un’altra. La stessa filosofia, di presentare la figura professionale dell’elettricista e le potenzialità della domotica, è quella che sta alla base della Casa del Sapere del Patronato, la casa green».

La Casa del Sapere è un’iniziativa ideata nell’ambito del progetto contro la dispersione scolastica «Erre2»: si tratta di un laboratorio aperto al territorio dove i ragazzi possono sperimentare attività legate a uno specifico tema. Le Case progettate sono 16 in tutta la provincia di Bergamo, quella all’interno del Patronato è la «Casa Green» perché il ricorso alla domotica, protagonista dei laboratori che vengono proposti al suo interno, può contribuire anche al risparmio energetico«Si tratta di temi molto attuali – conclude Rocchini – perché si vanno ad affrontare questioni che riguardano i consumi delle famiglie a livello energetico. I ragazzi imparano cose che poi possono essere loro utili e spendibili anche nel mondo del lavoro».

Tra le attività proposte nella Casa del Sapere ce ne sono alcune che riguardano l’illuminazione (gestione dell’accensione, spegnimento, regolazione delle luci in funzione della presenza di qualcuno nell’ambiente), il controllo dei carichi di corrente (con la possibilità di monitorare e gestire i carichi di corrente in funzione del risparmio energetico e della prevenzione di blackout da sovraccarico), la termoregolazione e il riscaldamento (possibilità di regolare la temperatura in ogni parte dell’abitazione), l’apertura e la chiusura di porte, cancelli, tende e tapparelle completamente automatizzata, la videocitifonia, il sistema di irrigazione del giardino, il sistema d’allarme, di sicurezza e di videosorveglianza e il controllo, anche da remoto di elettrodomestici. La casa è aperta al territorio in specifici pomeriggi: la prossima apertura è prevista per lunedì 23 maggio, dalle 15 alle 17, l’ingresso è libero, basta prenotarsi all’indirizzo progettazione@afppatronatosv.org.

Leggi l’articolo originale a questo link.

24 marzo 2022 – Redazione Eppen – L’Eco di Bergamo

L’abbandono scolastico non è solo una questione economica

Nel 2020 in Italia il 13,1% dei giovani frequentanti una scuola superiore ha lasciato prematuramente gli studi. Un dato da cui partire per riflettere sulla questione – molto più articolato di quanto si pensi – con l’Assegnista di Ricerca in Sociologia dell’Università Cattolica di Milano Francesca Mungiardi
Il Progetto Risorse di Rete – ERRE 2 (che Eppen sta seguendo da qualche mese ) ha commissionato a Mungiardi, del centro di ricerca WWELL, lo studio «Far dialogare le risorse del territorio verso un obiettivo comune: la figura dell’Agente di Rete» Un’indagine pratico-teorica ricca di spunti, che allarga l’obiettivo del problema dispersione scolastica a quello della povertà educativa minorile: «L’abbandono scolastico è una conseguenza della povertà educativa minorile. Non tenerne conto significherebbe ridurre un problema che invece è più complesso».

LB:Complesso nel senso che non è solo una questione economica.

FM:La povertà educativa minorile è composta da tante dimensioni interdipendenti tra loro. Potremmo definirla come l’impossibilità per i minori di apprendere e sperimentare e in qualche modo di poter esprimere i propri talenti, di essere messi nelle condizioni di fare ciò che si vuole fare. Naturalmente non in una logica di anarchia, ma di capacità.

LB:Lei nella sua ricerca si riferisce al concetto di “capability approach”, che si ispira al pensiero di Amartya Sen e Martha Nussbaum…

FM:In base al “capability approach” non basta desiderare di voler fare qualcosa, non basta intraprendere una determinata carriera, ma è necessario che il territorio in cui ci si trova permetta a me persona di mettere a punto i miei talenti. Faccio un esempio banale: se uno dei miei desideri è di andare a teatro ma sul territorio non ci sono teatri, la mia aspirazione viene resa impossibile dalle mancanze del territorio a livello culturale. Quindi la povertà educativa minorile non è solo una questione economica, ma anche culturale, relazionale, sociale e affettiva. In questo concetto rientrano ovviamente anche le scuole.

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1 marzo 2022 – Redazione Eppen – L’Eco di Bergamo

“Case del sapere” per i ragazzi tra libri, tecnologia e cucina

Il 2 marzo apre la biblioteca interculturale dell’Ic «De Amicis» poi toccherà ad Abf. “Luoghi dove i giovani sperimentano i loro interessi”

Entra nella sua fase più concreta il progetto Erre2 – Risorse di Rete: mercoledì 2 marzo aprirà la Casa del sapere dell’Istituto De Amicis , il primo di una serie di spazi dedicati ai più giovani e ai loro apprendimenti. Il progetto Erre2, finanziato dall’impresa sociale Con i Bambini e guidato dall’ Opera diocesana Patronato San Vincenzo , coinvolge 23 soggetti diversi tra cui associazioni, enti, scuole, ma anche le imprese del territorio. Tutti con un unico scopo: combattere l’abbandono scolastico e sostenere gli studenti più fragili (anche economicamente) garantendo loro le stesse possibilità dei loro coetanei.

Le Case del sapere, una delle attività previste dal progetto, sono ambienti polifunzionali con spazi per brainstorming, ricerche, destinati a stimolare diverse forme di intelligenza e apprendimento . L’idea è che i ragazzi possano entrare negli ambienti liberamente, trovando un contesto accogliente, che stimoli i loro interessi diversi. Le Case sono 9 negli Istituti comprensivi e 7 in quelli di scuola superiore. Ognuna delle case risponde a un tema differente da mettere a sistema tra i vari istituti. Quella dell’Istituto comprensivo De Amicis (una biblioteca multiculturale e interculturale) sarà la prima a essere aperta ufficialmente all’utenza e sarà seguita da quella di Abf , che invece avrà un tema legato alla cucina. La Casa del De Amicis potrà essere di supporto al quartiere dove si trova l’istituto (Celadina) dove è presente un centro culturale comunale, ma non una biblioteca, e opererà in sinergia con lo sportello del Centro territoriale per l’inclusione di Bergamo che ha sede proprio all’interno dell’istituto e con le mediatrici di territorio che operano nel quartiere.

“Sono tre anni che la nostra scuola cerca di aprirsi al territorio – ci conferma il dirigente scolastico dell’IC De Amicis Maddalena Dasdia – L’apertura della Casa del Sapere per noi rappresenta proprio questo: una nuova possibilità di collaborare con il territorio e di progettare insieme. Abbiamo già avviato una progettazione con Daste e Spalenga per quanto riguarda la possibilità di proiezioni in lingua e speriamo di poter proseguire in questa direzione, nel segno di una nuova collaborazione con il territorio, e in particolare con il nuovo comitato genitori, che si sta costituendo proprio in questo periodo” .

“Le Case – racconta Laura Bonaita , tra i responsabili del progetto Erre2 – sono aule dove i ragazzi possono andare per sperimentare i propri interessi anche fuori dall’orario scolastico . Aule aperte al pomeriggio per chi vuole cimentarsi con questa nuova esperienza. L’idea è quella di aprire la scuola al territorio e al quartiere per farla diventare centro educativo territoriale. Il progetto ha avuto fasi di ‘stop and go’ dovute alla pandemia” .
Ora però tutto è pronto a ripartire. “Con due attività principali – continua – : l’apertura delle case e la formazione dei co-meet-à, organi dove sono rappresentati studenti, insegnanti, genitori e aziende che elaboreranno progetti da sviluppare all’interno della scuola ” .

Nessuna inaugurazione formale per le Case, che però apriranno da marzo (il mercoledì e il giovedì alla De Amicis e il 17 marzo ad Abf). “Siamo entrati nella fase più operativa – conclude Bonaita – . Abbiamo aperto gli sportelli d’ascolto alle scuole medie con la Fondazione Angelo Custode, partiranno presto i seminari informativi sulle nuove tecnologie al Kilometro Rosso, ma anche i laboratori dedicati ai genitori. Quest’estate proporremo nuovamente i Cre gratuiti, tecnologico e artistico. Infine abbiamo distribuito gli ‘Eduticket’: 100 euro al massimo per gli studenti più in difficoltà, tra gli 11 e i 17 anni, per comprare strumenti, partecipare ad attività o acquistare materiale scolastico” .

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1 dicembre 2021 – Redazione Eppen – L’Eco di Bergamo

L’abbecedario di comunità prende vita sui muri delle scuole

In epoca di DAD e lezioni contingentate diventa necessario mantenere il contatto con gli spazi scolastici. Spazi che attraverso i murales, primo passo del Progetto «Erre2», si trasformano in strumenti di riflessione per gli studenti

Si chiama “Erre2 – Risorse di Rete” il progetto triennale finanziato dall’impresa sociale Con i Bambini e guidato dall’ Opera diocesana Patronato San Vincenzo che coinvolge 23 soggetti diversi (associazioni, scuole, enti, imprese del territorio bergamasco) per contrastare la povertà educativa e l’abbandono scolastico. La prima delle azioni messe in campo dalla Cooperativa San Vincenzo si è ora conclusa: sono stati infatti terminati i sette murales delle Case del sapere nelle scuole della bergamasca aderenti al progetto.

Uno strumento per raccontare la società contemporanea

Durante la primavera passata, la Cooperativa sociale Patronato San Vincenzo, con il prezioso aiuto dello staff delle Officine Tantemani , ha condotto in ognuna delle sette scuole dei laboratori per costruire insieme agli studenti e alle studentesse di ogni classe un abbecedario di comunità , ovvero uno “strumento di lettura e indagine del tessuto sociale contemporaneo che porti i ragazzi ad analizzare criticamente aspetti positivi e negativi legati al vivere insieme e alla condivisione delle conoscenze”.

Nei laboratori è stato chiesto agli studenti di compilare un questionario in modo collettivo, dove per ogni lettera dell’alfabeto venisse associata una parola per loro importante , uno spunto di riflessione da utilizzare per leggere il proprio presente e plasmare il proprio futuro. La scelta di ogni parola è stata motivata provando a immaginarla come se fosse un’azione simbolica, un gesto, un atto teatrale capace di coinvolgere uno o più protagonisti .

L’idea artistica di trasformare l’abbecedario in murales nasce dall’esperienza degli artisti Lisa Gelli Nicola Alessandrini durante una residenza artistica in Tanzania nel 2019, insieme al collettivo afro-italiano Uhuru Republic . Gli artisti durante il loro viaggio sono rimasti colpiti dai muri delle scuole decorati da abbecedari, con l’importante compito di trasmettere sapere agli studenti in una forma educativa visiva e artistica .

Gli spazi scolastici per esprimere la visione del mondo

Dopo aver approfondito il tema nelle classi con incontri e con i questionari, gli artisti hanno studiato il materiale ricevuto, cercando dei fili conduttori tematici tra le tante parole emerse. Hanno scelto tre lettere per ogni scuola , mischiando le parole arrivate dai questionari dei singoli istituti per cercare di costruire una sorta di testimonianza degli studenti e delle studentesse che collegasse simbolicamente le sette scuole.

Nuove storie e significati sono emersi e trasformati dagli artisti in murales , uno per ogni scuola, rendendo gli edifici scolastici non solamente luoghi fisici, ma anche spazi di riflessione per gli studenti.

Le parole da cui nascono i murales

Il progetto ha dato agli studenti la possibilità di descrivere il mondo con parole loro , e molti concetti fino ad allora percepiti come astratti sono stati tradotti dai ragazzi in opere d’arte. Sono proprio le parole degli studenti ad accompagnare le fotografie che pubblichiamo in questa gallery .

ABF – Azienda Bergamasca Formazione

F

Festa : una cosa che caratterizzava soprattutto la vita degli adolescenti che si ritrovavano per passare momenti belli tra amici, pre-covid.

Favole : perché prima di dormire i genitori raccontano le favole e dormiamo sereni.

H

Hamburger:abbiamo scelto hamburger perché ci piace da mangiare.

s

Sognare: sognare è un modo di aspirare a qualcosa di più grande rispetto a ciò che noi possediamo a livello materiale o pensiamo.
Spensieratezza :
abbiamo scelto la spensieratezza perché è una condizione legata all’età adolescenziale.

AFP – Patronato San Vincenzo

U

Utopia : un’incognita.

V

Varcare : ognuno di noi deve varcare i propri confini.
Viaggiare : viaggiare esprime la capacità al termine di un percorso di studi di mettersi in gioco andando a contatto con diverse tipologie di culture.

Z

Zattera : la zattera rappresenta il nostro percorso che ci costruiamo da soli come quando costruiamo una zattera.

IC De Amicis

I

Indole : seguire la propria indole che non si comanda, è come l’istinto che ti caratterizza.
Imparare : è un qualcosa che facciamo fin dalla nascita e che avviene quando apprendiamo nuove conoscenze e facciamo nuove esperienze.
Insegnamento : per la vita di tutti i giorni, della scuola.

L

Lontananza : ti porta a capire cosa sono le cose importanti.
Luna : perché illumina il buio della notte.

M

Mamma : la mamma è amore, è tutto, è colei che ti ha fatto nascere, che ti cresce e che ti ha creato.
Montagna : la montagna è un posto speciale che vediamo sempre.

IC I Mille

B

Bizzarro : insolito, diverso.
Bullismo : molte volte nella nostra classe gli scherzi vanno oltre, soprattutto tra noi compagni. Pensiamo inoltre che i nostri atteggiamenti, non solo nei confronti dei compagni, ma anche dei professori dovrebbero essere rivisti per migliorarli.

C

Controbattere : dare le proprie opinioni.
Coraggio : è sempre miglio provarci e non fare bene le cose piuttosto che non provarci affatto.

P

Pregiudizi : vogliamo spiegare le idee sbagliate che si fanno le persone sulla nostra scuola e sulle persone che la frequentano.

IC Mazzi

A

Amicizia : la parola amicizia per noi indica il desiderio di avere una classe unita; amicizia perché è importante avere qualcuno che ci sostiene; significa stare con gli amici perché ti rendono felice.
Affetto : c’è bisogno di affetto per essere felici.

D

Dignità : il rispetto nei confronti di sé stesso è importante, per avere forza di camminare a testa alta ogni giorno.

E

Empatia : L’empatia è una parola bellissima, significa sentire la felicità e il dolore dell’altro, sentirlo dal profondo del proprio cuore; comprendere gli altri è la chiave per la convivenza con loro; significa mettersi nei panni degli altri.

IPSIA C. Pesenti

G

Guarire : soprattutto ultimamente questa parola ha acquisito una grande importanza nella vita quotidiana.

N

Nero : il vuoto dentro di noi.
Niente : rispecchia il vuoto, il nulla, non provare più niente.

O

Origine : inizio di un fenomeno.

IC Verdellino

Q

Quesito : essere curiosi.

T

Tempo : il tempo è prezioso perché ci serve, possiamo fare tante cose; il tempo è vita.
Tenacia : la tenacia è la capacità di perseverare nei propri obiettivi per superare sé stessi.

R

Responsabilità : bisogna essere sempre responsabili di ogni azione che si compie.

Il prossimo passo degli artisti sarà la realizzazione di un poster , partendo dalle immagini restituite dall’analisi dei questionari, da esporre in tutte le scuole coinvolte per raccontare lo spaccato della realtà attuale vista con gli occhi degli studenti.

Le Case del Sapere sono invece pronte ad ospitare le prime attività: l’idea è che i ragazzi possano entrare in un ambiente accogliente polifunzionale in grado di stimolare loro mille e più interessi diversi .

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1 luglio 2021 – Redazione Eppen – L’Eco di Bergamo

Al Patronato il Cre tecnologico per scoprire il bello e l’innovazione

Legata al Progetto «Erre2» Risorse di Rete, l’iniziativa si rivolge a giovani tra i 12 e i 16 anni. Obiettivo: motivarli a migliorarsi

Un Cre per far scoprire ai ragazzi quello che di bello può esserci nella tecnologia e quanto può essere interessante investire sforzi ed energie in questo settore, per un’estate di svago, ma anche per un futuro professionale. È iniziato in via Gavazzeni il Cre tecnologico, iniziativa gratuita legata al progetto Erre2 – Risorse in Rete, finanziato dall’impresa sociale Con i Bambini e guidato dall’Opera diocesana Patronato San Vincenzo, che coinvolge 23 soggetti diversi: associazioni, enti, scuole, ma anche le imprese del territorio Bergamasco.

“L’obiettivo di questo Cre tecnologico – spiegano Laura BonaitaMichela Molta Gabriele Di Marco, responsabili del progetto – è quello di far conoscere ai ragazzi qualcosa di bello a cui possono aspirare. Si tratta di attività basate sulla stampa 3d, sui laser, sulle tecniche che vengono utilizzate solitamente dal Fab Lab, dove si svolge il progetto. Vogliamo far conoscere ai ragazzi un mondo richiesto da tutte le aziende, sia dal punto di vista delle tecniche, ma anche dal punto di vista delle soft skills, come lavorare in gruppo, rispettare le regole e risolvere i problemi”.

Un Cre rivolto in particolare ai ragazzi più fragili. “Che così – continuano – possono conoscere il bello e l’innovazione che magari nel loro quotidiano non possono sperimentare. Si tratta anche di peer education, perché al Cre non partecipano solo ragazzi fragili, e questa contaminazione può essere significativa da entrambe le parti. I ragazzini più deboli sulla tecnologia possono essere più forti sulle softskill e viceversa. Una contaminazione positiva tra entrambe le sfere. Questo Cre è una proposta estiva per aiutare le famiglie a far vivere un’esperienza che altrimenti per loro può essere costosa e allo stesso tempo per occupare il tempo libero dei ragazzi che in questo modo aumentano la loro percezione del sapere e, speriamo, potranno essere più motivati a settembre. Speriamo capiscano che imparare può essere importante per fare belle cose”.

L’iniziativa è riservata ai ragazzi dai 12 ai 16 anni: il progetto dura tre settimane e ogni settimana verranno accettati 15 ragazzi. “Ci sarà quindi uno scambio tra età diverse”, aggiungono. Ogni iscritto “potrà decidere se partecipare a una, due o tre settimane. Al Cre saranno presenti due docenti e un tutor dell’associazione Fab Lab di Bergamo. Ogni settimana i partecipanti potranno portare a casa un elaborato che loro stessi creeranno, attraverso la stampa 3d e laser. Potranno mostrare a parenti e amici le loro creazioni: lo scopo è ingaggiarli e coinvolgerli, dimostrare loro che possono realizzare una cosa bella, anche se difficile e suscitare una nuova autostima nei ragazzi che potrà diventare anche un rinnovato impegno nel prossimo anno scolastico”.

I ragazzi arrivano dalle scuole che fanno parte del partenariato che ha dato vita a Erre2: AfpAbf, e Istituto Pesenti per le scuole superiori – concludono – Mentre per le scuole secondarie di primo grado sono presenti ragazzi degli Istituti comprensivi De AmicisMilleMazzi (tutti di Bergamo) e del Comprensivo di Verdellino.

Il progetto Erre2 ha l’obiettivo di contrastare la povertà educativa, un tema diventato evidente anche a Bergamo con gli effetti della pandemia e con la Dad, grazie al lavoro di un’intera comunità educante: al centro del progetto c’è il ragazzo e intorno a lui lavorano scuole, famiglie e imprese.

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14 giugno 2021 – Redazione L’Eco di Bergamo

Nascono 16 case del sapere per i ragazzi

Progetto «Erre2».Saranno operative da settembre. Luoghi polifunzionali collegati a scuole di città e in provinciaIl primo passo sarà un abbecedario che racconterà l’identità dei vari spazi. Ogni parola sarà riprodotta con i murales

Sedici Case del sapere realizzate nelle scuole tra Bergamo e Verdellino, laboratori per gli studenti per creare murales nelle scuole, webinar dedicati alle famiglie e, in arrivo, due Cre estivi gratuiti: i primi sei mesi del progetto «Erre2 – Risorse di Rete» sono stati un concentrato di attività diverse.

Patronato e <<Con i bambini>>

Erre2 è un progetto triennale, finanziato dall’impresa sociale «Con i Bambini» e guidato dall’Opera diocesana Patronato San Vincenzo, che coinvolge 23 soggetti diversi: associazioni, enti, scuole, ma anche le imprese del territorio bergamasco. Il progetto ha l’obiettivo di contrastare la povertà educativa, un tema diventato evidente anche a Bergamo con gli effetti della pandemia e con la didattica a distanza, attraverso il lavoro di un’intera comunità educante: al centro del progetto c’è il ragazzo e intorno a lui lavorano scuole, famiglie e imprese. Una vera e propria comunità educante e in rete che lavora per un solo obiettivo.

AMBIENTI ACCOGLIENTI

«Per ora – spiegano Laura Bonaita, Michela Molta e Gabriele Di Marco, responsabili del progetto – abbiamo realizzato tutte le 16 Case del sapere che avevamo progettato di fare. Le attività in questi spazi non sono ancora iniziate, perché a settembre verranno proposti specifici corsi di formazione a chi se ne occuperà. L’idea che sta alla base di quest’iniziativa è che i ragazzi possano entrare in questi ambienti e si possano trovare in un’ambiente accogliente, che stimoli loro interessi diversi.
Per questo abbiamo creato ambienti polifunzionali che possono avere spazi per brainstorming, ricerche, stimolare forme diverse di intelligenza e apprendimento. Ogni casa ha un tema: l’idea di fondo è che le Case vengono messe a sistema tra le scuole. Ce ne sono al Comprensivo di Verdellino, in tre Istituti comprensivi cittadini (Mazzi,
Mille, De Amicis), all’istituto Pesenti di Bergamo, e in due centri di formazione professionale: Afp del Patronato e Abf».
In particolare, nei primi sei mesi di progetto, Cooperativa sociale Patronato San Vincenzo ha avviato anche l’azione di realizzazione dei murales nelle Case del sapere delle scuole partner di progetto: visti i limiti imposti dalla pandemia, l’idea è stata quella di procedere con un processo artistico partecipato grazie alla collaborazione di due
artisti italiani, Nicola Alessandrini e Lisa Gelli.

L’ABBECEDARIO

«È stato individuato l’abbecedario come strumento di lavoro e di racconto della contemporaneità attraverso lo sguardo degli studenti e delle studentesse – continuano i responsabili –. L’idea alla base del progetto è quella di realizzare un abbecedario di comunità, uno strumento di lettura e indagine del tessuto sociale contemporaneo.

LA PAROLA CHIAVE

Agli studenti delle differenti scuole è stato chiesto di compilare un questionario in cui sono state identificate, per ogni lettera dell’alfabeto, una parola che sia per loro importante, pregnante, uno spunto di riflessione che possa essere utilizzata per leggere il proprio presente e plasmare il futuro. Una parola può essere “positiva”, propositiva, indicare una meta, un’utopia, un traguardo da raggiungere o un’attitudine da avere per farlo, ma “negativa”, un elemento di disturbo al loro presente o passato da analizzare e comprendere per poter essere poi superato».

21 PAROLE SUI MURALES

A ogni parola verrà associato un significato e verrà chiesto ai ragazzi di immaginarla come fosse un’azione simbolica, un gesto, un atto teatrale, che coinvolga uno o più protagonisti. Gli esiti di tutti i laboratori verranno consegnati agli artisti che comporranno un abbecedario comune.
Le ventuno parole che lo comporranno verranno riprodotte per immagini sotto forma di murales nelle sette scuole, tre per scuola.

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26 maggio 2021 – Redazione Open Innovation

ERRE2, la nostra rete per i ragazzi a rischio abbandono scolastico”

Il progetto al via a Bergamo con aule STEM e musicali, didattica innovativa, supporto alle famiglie.

L’unione fa la forza: e ne serve molta, per contrastare un fenomeno insidioso e sempre allarmante come quello dell’abbandono scolastico. Anche in un territorio ricco di opportunità come Bergamo, dove pure la percentuale di ragazzini e ragazzine che lasciano la scuola rimane preoccupante e può arrivare, in alcune zone particolari, addirittura al 20%.

I dati li mette in fila Laura Bonaita, responsabile del progetto triennale di Opera Diocesana Patronato S. Vincenzo che proprio da questi numeri ha preso le mosse: frutto di un’inedita alleanza tra forze diverse del territorio, una vera e propria “rete” capace di intercettare alunni e alunne a rischio abbandono prima che questi, demotivati, dicano per sempre addio alle aule.

Il progetto è “ERRE2 – Risorse di Rete”, che partito ufficialmente a ottobre 2020 entra ora nel vivo con l’avvio di alcuni centri estivi 16 “Case del sapere” già allestite in una serie di istituti, per far sperimentare da settembre ai ragazzi coinvolti una didattica innovativa, capace di rimotivarli allo studio. Mentre il 26 maggio parte il primo webinar dedicato in modo specifico ai genitori, per aiutarli a riconoscere e gestire le emozioni degli alunni in difficoltà a scuola. Al momento i genitori iscritti sono 65.

Per la sua valenza sociale, “ERRE2” viene presentato su “Lombardia 2030”, la sezione di questa piattaforma dedicata alle iniziative che sul territorio realizzano i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030.

I numeri del progetto

Pensato appunto a partire da numeri precisi, registrati già nel 2019, ERRE2 si è trovato pronto a partire proprio nell’anno della pandemia. Dopo lo stop forzato alle prime attività, previste originariamente in presenza, ora muove i primi passi affrontando tutta la pesante ‘eredità’ di mesi di Didattica a distanza.

“Ci rivolgiamo ai ragazzi più fragili, quelli che più hanno sofferto durante la DAD e i mesi di lockdown”, spiega dunque Bonaita, responsabile ufficio progettazione dell’AFP – Associazione Formazione Professionale del Patronato San Vincenzo, “o che magari hanno difficoltà aggiuntive, dovute a situazioni familiari complesse”.

Sono le stesse scuole aderenti nel progetto a segnalare chi è a rischio abbandono e può dunque venire convolto: si tratta del segmento delle medie di 4 Istituti Comprensivi, di 2 centri di formazione professionale e di un istituto professionale.

Con loro si è attivata una rete di ben 23 soggetti, guidati appunto da Opera Diocesana Patronato S. Vincenzo che è anche capofila del progetto, nato in concreto dal bando “Un passo avanti” contro la povertà educativa dell’impresa sociale “Con i Bambini”. “L’idea era quella di mettere insieme tutti gli attori che possono incontrare e sostenere questi ragazzi a rischio, dai servizi sociali a quelli pedagogici ma non solo – spiega allora Gabriele di Marco di Opera Diocesana Patronato S. Vincenzo: ci sono associazioni, enti, ovviamente le scuole ma anche le imprese, tramite Confindustria Bergamo. Oppure l’ASST Papa Giovanni XXII, per la presa in carico dei soggetti con eventuali problematiche specifiche nell’apprendimento, o realtà come Managernoprofit, l’incubatore Kilometro Rosso e SESAAB Spa.

Insieme, guardano i dati: nel 2019, a Bergamo i NEET – giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano né studiano – rappresentavano il 17,1% del totale, nello stesso anno il Rapporto Openpolis sulla dispersione scolastica registrava in città un tasso di abbandono del 9,3%, con punte del 20% a sud della città, in un’area già segnata da alti tassi di criminalità come quella di Verdellino-Zingonia.

La proposta educativa

Non a caso, quest’ultima è tra i quattro territori su cui si concentrerà “ERRE2”, insieme ai quartieri della periferia Malpensata, Celadina, Longuelo, come aree in cui si segnala un problema di povertà educativa. Quanto alle strategie educative messe in campo, “abbiamo pensato anzitutto a una didattica coinvolgente, diversa, più centrata sul ‘saper fare’, sull’apprendimento informale e ‘peer to peer’, cioè tra pari”, spiega la responsabile Bonaita.

Ecco allora “la ristrutturazione di spazi ad hoc nelle scuole aderenti e gli allestimenti”, a carico del progetto, per far nascere 16 “Case del sapere”, “in concreto aule innovative dedicate a temi che possano rispecchiare interessi e passioni degli alunni”, aggiunge Di Marco. Spazi progettati per essere “dinamici, senza banchi”, come sottolinea Bonaita.

Una delle Case è dedicata ad esempio a lettura, ricerca e condivisione dei saperi, con tanto di divano per il ‘brainstorming’; un’altra, centrata sui linguaggi, punta più sulle dotazioni tecnologiche con postazioni pc e altri device. Ma c’è anche un’aula di musica con batteria, piano e chitarra, e quella a cura dell’Associazione FabLab Bergamo – l’officina di makers – con stampante 3D e programmi per la progettazione CAD.

Altri ‘temi di studio’ sono o saranno Moda, Benessere, Green, Cucina, Nuovo artigianato, “Melting Food”, “Melting Ort: tutto quello, insomma, che può fare dell’apprendimento una gioia e un interesse personale, prima che un obbligo scolastico. I corsi per formare i docenti alla didattica innovativa delle Case partiranno a settembre, così da aprire queste aule ai ragazzi aderenti al progetto il prossimo ottobre.

In questi mesi si terranno invece due CRE – Centri Ricreativi Estivi, uno tecnologico a cura del FabLab e uno artistico-creativo a cura della Cooperativa Impronta. Mentre il secondo webinar per i genitori è previsto il 31 maggio.

Il progetto dunque entra nel vivo: in tutto, mobiliterà risorse per 1 milione e 63 mila euro, di cui 869 mila finanziate dell’impresa sociale “Con i Bambini”.

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