“Il Manifesto del lavoro buono – Pensare con le Mani”

Il 21 giugno 2022 a Roma, è stato presentato presso il Senato (Palazzo Giustiniani), “Il Manifesto del lavoro buono – Pensare con le Mani” su proposta della Senatrice Paola Binetti e promosso dal CNOS-FAP ed Elis per ribadire la centralità del lavoro manuale in tutte le sue declinazioni.

Domande sul lavoro, domande sulla formazione adeguata al lavoro, domande su quali mestieri sono attuali e richiesti, quesiti da cui partire per favorire l’occupazione e la crescita dell’Italia. Punti interrogativi da chiarire se si vuole andare oltre al mismatch e raggiungere un’occupazione piena e qualificata.

“Pensare con le mani” fa eco alla famosa espressione di Don Bosco “l’intelligenza nelle mani” con cui si dava centralità e valore alle attività artigianali e ai mestieri.

In 150 anni il lavoro si è evoluto, ma la manualità è ancora centrale, basti pensare alle tre F dell’eccellenza del Made in Italy: Food, Fashion, Factory che richiedono persone la cui competenza è espressa nella maestria manuale.

Occorre convincersi che è imprenscindibile formare e far conoscere, senza discriminazioni culturali, le potenzialità occupazionali e di soddisfazione personale che derivano dal lavoro sapiente delle mani – ha sottolineato Don Fabrizio Bonalume Direttore Generale CNOS-FAP un valore inesauribile che è una ricchezza sociale ed economica.”

Il lavoro buono – aggiunge Don Fabrizio Bonalume – è quello che può ridare ai ragazzi la capacità di sognare. Oggi abbiamo la possibilità di darla ai ragazzi. Nell’800 don Bosco capisce che non può fare da solo, così inizia a fare i primi contratti di apprendistato con cui gli artigiani educano e formano i ragazzi. Nei primi contratti don Bosco chiede agli artigiani di essere i padri dei ragazzi affidati. Il grido dei ragazzi oggi deve trovare una risposta nell’offerta professionale”.

Riguardo al “Manifesto del lavoro buono”, presentato durante il convegno, aggiunge: “Le prime cento firme delle aziende le abbiamo raccolte in una settimana e hanno bisogno di una risposta da parte della politica. Oggi sono tante le aziende che hanno bisogno di giovani operai che abbiano voglia di creare con le mani. A questi giovani è stata tolta la capacità di buttarsi e di sognare. Se continuiamo a dare solo una risposta tecnica, perché mancano le competenze, ci dimentichiamo di formare i ragazzi. Non basta insegnare a usare un macchinario ma dobbiamo passare la capacità di formare nel desiderare e pensare perché è troppo importante”.

La senatrice Paola Binetti ha ribadito il valore dell’incontro: “I giovani possono e devono essere protagonisti del processo di trasformazione del mondo del lavoro. tocca a loro cambiare le cose ed essere capaci di farlo. Ma per questo hanno bisogno di un nuovo modello di formazione. Una formazione che crei nuove modalità in cui il sapere e il saper fare dialogano con la testa e con le mani, per riuscire a confezionare prodotti nuovi, non solo per disegno e funzionalità, ma soprattutto perchè tecnologicamente pronti a risolvere problemi vecchi e nuovi.

Il Manifesto, redatto dal professor Dario Nicoli, scaturisce da una concreta analisi dei numeri, oltre ad una lettura socioeconomica del Paese. La formazione è l’asset strategico più rilevante per lo sviluppo dell’Italia. La situazione è emergenziale. “Oggi viviamo le conseguenze negative della denigrazione del lavoro manuale, nonostante questo sia felicità. C’è una voglia di fondo di sfuggire all’alienazione dell’astrattismo professionale, c’è bisogno di pensare di saper fare e concretizzare la propria maestria – racconta Nicoli – dall’altra parte c’è il grido di dolore di imprese che non trovano lavoratori qualificati e posti qualificati che restano orfani per manchevolezze del sistema”

Dobbiamo guardare all’investimento sul lavoro come a uno dei fattori di competitività del Paese”Il lavoro manualeafferma il Ministro Orlandoè stato svalutato dal punto di vista culturale, perché i modelli sono esistenziali. Non tutto il lavoro manuale è ripetitivo e dequalificato ma ha una funzione di carattere essenziale. Il riconoscimento è fondamentale. Durante il Covid, ci siamo accorti del lavoro di cura qualificato o del lavoro di pulizie per la sanificazione”. “Il racconto del Paese – continua – non considera il lavoro e quasi mai il lavoro dei servizi che è una parte essenziale per il funzionamento del Paese”.

Il ministro ha ricordato in particolare il Programma GOL che si inserisce nell’ambito del PNRR. “Saranno beneficiari i lavoratori più fragili che hanno sofferto per la pandemia fra i quali i disabili, le donne i giovani e i lavoratori autonomi. Saranno offerti cinque percorsi sulla base delle distinzioni di partenza”. Riguardo al contratto di apprendistato, il ministro ha aggiunto: “Siamo disponibili a renderlo più semplice. Togliamo di mezzo gli utilizzi a spizzichi e bocconi del lavoro che non sono compatibili con un investimento sul capitale umano”. In questo senso, “rimettere al centro il lavoro manuale aiuta”.

Patrizio Bianchi, Ministro della Pubblica Istruzione, in conclusione ha evidenziato come il lavoro sia un’azione collettiva sulla base della solidarietà e la necessità di un confronto continuo per progredire nel cambiamento reciproco.